2001

Premio “Pellegrino Artusi” a Muhammad Yunus

Muhammad YunusMuhammad Yunus, nato in Pakistan, ha studiato economia in America e poi è tornato, dopo l’indipendenza del Bangladesh, per rendersi utile alla sua gente. Ha fondato quella che lui chiama “banca dei poveri”, un tentativo senza precedenti di fare assistenza economica senza passare per le vie tortuose della beneficenza internazionale. Ha creato piccoli gruppi, li ha responsabilizzati: dava a ciascuno secondo i propri bisogni (cinque, venticinque dollari) e avviava ciascuno a produrre secondo le proprie capacità (manufatti artigianali, microimprese, vendite porta a porta nei villaggi).

Funzionava: i prestiti venivano restituiti, gli usurai sconfitti, un circolo virtuoso era stato aperto. Il limite: tutto accadeva nella regione dove il Prof. Yunus viveva ed insegnava. “Questa non è una banca e la sua esperienza non è che un caso limite”, dissero gli economisti del Paese. E lo sfidarono a dimostrare che non era così. Gli proposero una scommessa: loro scelsero il luogo, lui prese una aspettativa dall’università e partì per realizzare anche là il suo progetto. Se fosse riuscito l’avrebbero, di lì in avanti, appoggiato; in caso contrario avrebbe perduto cattedra ed onore. Il professore, senza esitare, accettò. Gli economisti guardarono la carta del Bangladesh, e puntarono il dito in alto: la regione del Tangail. Per Yunus: Marte. La ferrovia, allora, si fermava molto prima. Proseguì su un pulmino sfasciato. La prima cosa che vide, nel villaggio cui era destinato, fu il cadavere di un impiccato che penzolava come un segnale d’ingresso. Infuriava la guerra civile, le armi rimaste dal tempo del conflitto per l’indipendenza circolavano liberamente.

Non si arrese. Creò anche lì il primo gruppo di donne finanziate dalla sua banca. Tramutò la spinta alla rivolta armata in energia per la sopravvivenza economica. Al termine dell’anno stabilito, aveva vinto e tornò a Daccha lasciandosi dietro fiducia e dignità ritrovate. Pensò che, se ce l’aveva fatta lì, poteva riuscire davvero ovunque. Non pose confini a quella che adesso può davvero e legittimamente chiamare una banca: la Grameen Bank. Ha aperto filiali in tutto il mondo: dagli Stati Uniti alla Norvegia. Lo invitano dovunque a parlare del suo miracolo. Dovunque dice: “Può accadere anche qui, se si trovano le condizioni opportune”.

“A Muhammad Yunus viene assegnato il Premio Artusi 2001, per aver realizzato un progetto di autentica lotta alla povertà che, affrancato da ogni logica di elemosina e dipendenza, ha realmente contribuito, con l’istituzione del microcredito senza garanzia, a ridurre la miseria e l’indigenza del Bangladesh. L’istituzione di Grameen ha consentito a centinaia di migliaia di persone, in maggioranza donne, di affrancarsi dalla povertà e di ritrovare speranza nel proprio destino”.

Premio “Pellegrino Artusi” per il cuoco di fama internazionale allo chef italiano Renato Gualandi

Renato GualandiBolognese puro sangue come la mortadella e i tortellini, Gualandi, un autentico “mostro sacro” della buona cucina, è stato definito “uno dei più valenti chef europei in attività di servizio” dal celebre gastronomo Carnacina. Giuseppe Mantovano nel volume “La cucina italiana: origine, storie e segreti” lo pone fra i “massimi continuatori della grande tradizione alimentare italiana”.
Nel ’39 – a 18 anni – vinse a Genova i littoriali del lavoro per la cucina, superando il vaglio di una giuria severissima presieduta da un esperto del calibro di Luigi Carnacina che sapeva incutere timore soltanto con lo sguardo.
Il primo grosso exploit di Gualandi risale al periodo della Liberazione. Nell’autunno del ’44, quando le truppe alleate arrivarono a Rimini, venne incaricato di preparare il pranzo per festeggiare l’incontro tra l’ottava armata inglese comandata dal generale Alexander e la quinta armata americana del generale Clark.
Una soddisfazione identica la provò circa vent’anni più tardi, nel 1963, quando i francesi gli assegnarono il loro più ambito riconoscimento: il brevetto solenne della loro celebre cucina. In seguito lo nominarono Gran Cancelliere della Commandarie des Cordons Blues di cui, per incarico del ministro Gaston Gerard, fondò la Delegazione italiana con sede a Bologna nel vecchio ristorante 3 G in via Nazario Sauro.
Di imprese memorabili e di trofei nel blasone di Gualandi ce ne sono tanti. A ricordarli tutti non si finirebbe più. Le sue leccornie fecero andare in sollucchero il generale De Gaulle e il ministro Mendès France, di cui Gualandi era amico, artisti come Beniamino Gigli, Wanda Osiris, Michéle Morgan, Tyron Power, Rascel, Tognazzi, registi come Zavattini (che al ristorante 3 G era di casa), Pasolini, scrittori come Bacchelli e Soldati, politici quali Togliatti, Terracini, Saragat, Enrico Mattei e Spadolini.
Gualandi è soprattutto l’autentico profeta delle erbe officinali e aromatiche che coltiva con passione nel suo orto sui colli di Misano. In questo fazzoletto di terra accarezzato dalle brezze marine c’è di tutto. Ci sono anche olivi, vigneti generosi di nettari preziosi, alberi da frutto e svariati ortaggi che Gualandi, da ecologo convinto, coltiva senza far ricorso a trattamenti chimici.
“A Renato Gualandi viene assegnato il Premio Artusi 2001, per aver saputo – in una lunga e singolare vicenda umana e professionale, ricca di trofei ed imprese memorabili – interpretare con rigore filologico, ma contemporaneamente con un’impronta personale sia la cucina della sua terra, quella bolognese, sia quella di altri tempi ed altri territori, realizzando sempre una cucina geniale, che non conosce confini di tempo e di spazio: una gastronomia d’autore”.