Pellegrino Artusi passa idealmente il testimone a Giovanni Pascoli. Un Centenario si chiude (quello artusiano), un altro si apre (quello pascoliano). A farlo sono i sindaci di Forlimpopoli e San Mauro Pascoli, Paolo Zoffoli e Miro Gori (nella foto), che nella casa natale di Zvanì hanno effettuato un ‘ideale’ passaggio di consegne. Un evento quasi fatale a guardare le date: il 24 marzo prossimo all’Università Statale di Milano termina la mostra documentaria su Pellegrino Artusi, ultimo atto del Centenario del celebre gastronomo. Sempre il 24 marzo a San Mauro Pascoli si aprono le celebrazioni del Centenario con l’inaugurazione della mostra a Casa Pascoli dedicata all’omicidio di Ruggero Pascoli, padre del poeta. Se non è una coincidenza questa…
Malgrado non si siano mai conosciuti di persona, Artusi e Pascoli, alcuni punti di contatto li hanno. Prima di tutto la comune appartenenza alla terra di Romagna, legame mai reciso, al centro della loro opera nonostante entrambi siano poi emigrati in Toscana. E qui, veniamo al secondo punto di contatto: l’abbandono della terra natia per un triste fatto di cronaca. Artusi e Pascoli, se ne vanno dal loro paese di nascita, dopo un avvenimento che ne segna la biografia: l’omicidio del padre nel caso di Pascoli, i soprusi della banda del Passatore nel caso dell’Artusi. Proprio quel Stefano Pelloni che Pascoli nobiliterà definendolo ‘cortese’, elevato al mito di Robin Hood, a dispetto di un giudizio storico decisamente diverso.
Al di là di questo, Artusi e Pascoli, sono stati due ‘campioni’ nei loro rispettivi campi di interesse, la gastronomia e la poesia. E il fatto che il celebre critico Carlo Ossola, di recente, abbia elevato due loro volumi tra i libri fondamentali per la formazione dell’identità nazionale lo testimonia a chiare lettere. E guarda caso proprio due libri si sono scambiati i due sindaci nel passaggio di consegne: Zoffoli ha consegnato la ristampa anastatica del manuale ‘La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene’, Gori ha consegnato il ‘Giovane Pascoli’.