Per la stranezza della sua composizione sono stato a lungo incerto se dovevo farvi conoscere questa torta, la quale non ha bastanti meriti per figurare in una tavola signorile e per piatto di famiglia è alquanto costoso. Non è per altro da disprezzarsi, e siccome potrebbe anche piacere, come so che piace a una famiglia di mia conoscenza, che la fa spesse volte, ve la descrivo.
- Carne tutta magra lessa o arrosto, di manzo o di vitella, netta da pelletiche o tenerume, grammi 200.
- Cioccolata, grammi 100.
- Zucchero, grammi 100.
- Burro, grammi 50.
- Pinoli, grammi 50.
- Uva sultanina, grammi 50.
- Cedro candito a pezzettini, grammi 25.
La carne tritatela finissima con la lunetta.
I pinoli tostateli.
L’uva tenetela alquanto in molle nella marsala e levatela asciutta prima di usarla.
Mettete la carne a soffriggere nel detto burro, rimestandola continuamente onde non si attacchi, e quando avrà preso un colore alquanto rossiccio levatela dal fuoco per lasciarla diacciare.
Sciogliete al fuoco la detta cioccolata, grattata o a pezzetti, in tre cucchiaiate d’acqua, e sciolta che sia uniteci lo zucchero e poi versatela nella carne, aggiungendovi i pinoli, l’uva e il candito e mescolando il tutto.
Ora formate una pasta frolla per rinchiudervi la torta come appresso:
- Farina di grano, grammi 170.
- Farina di granturco, grammi 80.
- Zucchero a velo, grammi 80.
- Burro, grammi 70.
- Lardo vergine, grammi 25.
- Un uovo.
- Vino bianco o marsala, quanto basta per poterla intridere.
Prendete una teglia proporzionata ove il composto non riesca più alto di un dito, ungetela col burro o col lardo, e con una sfoglia sotto ed un’altra sopra, quest’ultima tirata col matterello rigato, chiudetelo in mezzo.
Dorate la superficie col rosso d’uovo, cuocetela al forno o al forno da campagna e servitela diaccia.